Investire è un’azione personale e spesso complessa in quanto parte da un’analisi dei fabbisogni finanziari, orizzonte temporale e propensione al rischio per poi cercare di individuare un’asset allocation (un portafoglio di attività) coerente. Successivamente si può procedere ad investire in strumenti finanziari (trattati di seguito) o reali (es. immobili, oro, diamanti) e al conseguente monitoraggio.

In questo articolo si analizza la parte finale del processo descritto i.e. l’implementazione attraverso uno strumento finanziario, un po’ perché questo è quello che fa la maggior parte degli investitori e un po’ per fornire spunti pratici sui quali si può poi sviluppare un ragionamento.

Principali tipologie di investimento in strumenti finanziari

In genere, un risparmiatore si trova a dover scegliere fra i seguenti strumenti finanziari:

  • Obbligazioni; azioni; derivati

Questi possono essere detenuti direttamente oppure attraverso un investimento in fondi, distinguibili in:

  • ETF (Exchange Traded Fund); fondi comuni (aperti o chiusi); fondi pensione
  • Fondi di fondi: gestioni patrimoniali; polizze unit-linked

Un semplice (e sintetico!) glossario sugli strumenti sopra elencati è disponibile qui.

Sulla qualità degli investimenti non serve dilungarsi in questa sede, in quanto siamo già spesso richiamati da media, banche e consulenti sui pregi dei diversi impieghi per il proprio denaro.

L’obiettivo di questo articolo riguarda un aspetto che spesso viene trascurato ma che può avere effetti deleteri sul rendimento atteso: i costi.

Occhio ai costi!

Nel corso degli anni si è assistito ad una certa standardizzazione dei prodotti finanziari offerti nel mercato e piattaforme quali Morningstar ne hanno facilitato il confronto, se non altro perché consentono di raggruppare strumenti in base alla loro strategia di investimento (ovviamente, più il prodotto è complesso più risulta arduo distinguerne le caratteristiche principali e quindi effettuare dei confronti).

Quando si parla di costi vi è purtroppo ancora poca trasparenza e riuscire ad individuarne le componenti principali può risultare arduo, soprattutto per i non addetti ai lavori e specialmente quando le informazioni sono spalmate in contratti di diverse pagine.

Si cerca dunque di fornire una mappa delle principali voci di costo che dovrebbero essere individuate prima di sottoscrivere un investimento; si consiglia comunque, quando possibile, di farsi evidenziare le parti del contratto ove sono descritte le varie componenti di costo.

  1. Commissioni di sottoscrizione/liquidazione: spese applicate per “entrare” o “uscire” dall’investimentoTitoli: le commissioni di compravendita sono spesso l’unica fonte di remunerazione per l’intermediario che negozia i titoli e vengono pagate dall’acquirente al momento della sottoscrizione e dello smobilizzo. Per importi elevati queste commissioni possono essere negoziate al ribasso. Nel caso di collocamento di titoli sul mercato primario (o più semplicemente: nel caso di prima emissione – es. emissione di un’obbligazione bancaria), chi propone l’investimento può anche pretendere una commissione aggiuntiva rispetto a quella di negoziazione; questa può gravare sull’investitore oppure sull’emittente. Fondi: generalmente le commissioni di ingresso e di uscita dai fondi sono applicate in misura variabile e a discrezione di chi propone l’investimento, pertanto possono essere negoziate e spesso anche azzerate.
  2. Commissioni di gestione flat Solo per investimenti in fondi: rappresentano la vera fonte di remunerazione per il gestore del fondo (e per l’intermediario che lo offre) in quanto vanno a coprire le spese di ricerca, gestione e distribuzione del fondo, nel tempo. Generalmente sono applicate con frequenza trimestrale e calcolate come percentuale del valore del portafoglio investito.
  3. Commissioni di performance Solo per investimenti in fondi (quando previste): le commissioni di performance (o, si spera, overperformance) vengono calcolate come percentuale del rendimento conseguito al di sopra di un indice di riferimento.Es. se il fondo rende +9% e l’indice rende +5%, una commissione di overperformance del 10% comporterà un costo aggiuntivo per l’investitore pari allo 0,4% = 0,1 * (9%-5%).Attenzione! La scelta dell’indice ha un’ampia influenza sull’ammontare delle commissione di performance dovute. Bisogna quindi valutare la coerenza fra il tipo di investimento e l’indice prescelto (es. per un investimento azionario, scegliere un indice di riferimento di tipo monetario comporterebbe il pagamento di commissioni di overperformance molto elevate, nei momenti di rally azionario). Un’altra criticità per questo tipo di commissioni riguarda il modo in cui esse vengono misurate, nel senso che dovrebbero essere calcolate in modo cumulativo rispetto all’indice e remunerate solo quando superano il valore massimo precedentemente conseguito (es. assumendo un benchmark a rendimento zero, se si investe 100 ed il valore del fondo scende a 90, la commissione di overperformance dovrebbe essere dovuta solo nel momento in cui il valore del fondo torna a superare la quota massima di 100)
  4. Commissione per il “pacchetto” di fondi Solo per investimenti in fondi di fondi (gestioni patrimoniali, polizze assicurative unit-linked e a volte fondi pensione): i fondi di fondi offrono servizi o privilegi aggiuntivi rispetto ad un semplice fondo, ma ad un costo. Per valutarne la convenienza occorre quindi aggiungere questa commissione rispetto a quelle citate in precedenza in modo da avere una visione complessiva del costo effettivo dell’investimento.
  5. Commissioni accessorie Per tutti i tipi di investimento: oltre alle commissioni-tipo sopra citate, è bene tenere presenti anche eventuali oneri aggiuntivi e specifici dello strumento da valutare (es. costi per liquidazioni anticipate; commissioni di consulenza accessoria).

Concludendo

Come in tutte le professioni, investire comporta un livello di conoscenza che può essere acquisito o delegato. La delega può offrire ampi benefici ma anch’essa ha un costo che deve essere attentamente quantificato e valutato in funzione dell’obiettivo che si intende conseguire.

Una valutazione superficiale dei costi comporta inevitabilmente una delusione, in quanto il rendimento realizzato dall’investimento sarà inferiore a quello atteso.