Questo mese prendiamo spunto da un articolo di Arun Muralidhar, pubblicato di recente sul Financial Analyst Journal (2019, “Can (Financial) Ignorance Be Bliss?”, Financial Analyst Journal, Volume 75 Number 1), per trattare un argomento come quello dell’ignoranza finanziaria e possibili soluzioni in merito.

In base all’articolo, affinché l’investitore “medio” riesca a prendere decisioni di investimento ponderate, egli dovrebbe comprendere almeno tre concetti fondamentali: la capitalizzazione degli interessi; l’inflazione; la diversificazione del rischio.

Sfortunatamente, a molti manca la conoscenza di tali argomenti e ciò può avere effetti preoccupanti quando si pianificano i propri risparmi. Per esempio, la pianificazione della pensione si protrae sull’arco di tutta la vita lavorativa ed un lavoratore al di fuori del mondo della finanza difficilmente riesce a padroneggiare questi concetti fin da giovane, ricordandoli e applicandoli coerentemente nel tempo.

Una risposta al problema

La soluzione più logica sembrerebbe quella di aumentare l’alfabetizzazione finanziaria.L’evidenza empirica suggerisce tuttavia che gli effetti dei programmi di alfabetizzazione finanziaria sono limitati e il loro l’impatto è relativamente breve.
Questi programmi possono avere successo nel far risparmiare gli individui, ma la scelta di investimento è tutt’altro che scontata. Lusardi e Mitchell (2011, “Financial Literacy around the World: An Overview”, Journal of Pension Economics and Finance 10 (4)) suggeriscono, in alternativa alla formazione degli utenti, dei prodotti finanziari più user-friendly.Questi strumenti dovrebbero consentire al risparmiatore di scegliere in base ai flussi di cassa richiesti per l’obiettivo da raggiungere (es. pagamento università figlia fra 10 anni) e non più i classici parametri di rischio e rendimento.Questo approccio ridurrebbe il problema dell’analfabetismo finanziario in quanto userebbe un linguaggio più intuitivo e accessibile ai meno addetti al lavoro.

Gli strumenti attuali

Merton (2017, “Observations on the Role of Finance Science and Financial Innovation in Global Economic Growth and Development”, S. Donald Sussman Fellowship Award Lecture, Massachusetts Institute of Technology) ha dimostrato come il tradizionale Titolo di Stato, spesso trattato come il bene “sicuro” in termini di rischio e rendimento, possa essere rischioso rispetto al tipo di obbiettivo posto. Le obbligazioni tradizionali pagano le cedole molto prima delle esigenze di flusso di cassa di una persona e, successivamente, un rimborso del capitale alla scadenza, che porta a disallineamenti con i flussi di cassa richiesti per alcuni obiettivi – nonché il rischio di reinvestimento.

Vi è poi un divario fra le esigenze reali dell’investitore e l’attuale gamma di strumenti finanziari – spesso focalizzati su orizzonti temporali brevi – che, pur essendo a pagamento, non sembrano cogliere le esigenze degli individui che cercano di raggiungere i propri obiettivi di risparmio/investimento.

Muralidhar, riconoscendo che l’investimento basato sugli obiettivi si fonda interamente sui flussi di cassa piuttosto che sui rendimenti attesi, propone degli strumenti finanziari “sicuri” dal punto di vista degli obiettivi di investimento, in grado di generare appropriati flussi di cassa per soddisfare le esigenze finanziarie dei risparmiatori.

Alcuni esempi di strumenti finanziari proposti:

Obbligazioni a obiettivo pensionistico: con orizzonte superiore ai 30 anni, questo nuovo titolo di debito (BFFS/SeLFIES) è stato proposto a molti ministeri del tesoro e della finanza in vari paesi, concentrandosi sulla sicurezza pensionistica e sui finanziamenti alle infrastrutture. Poiché gli emittenti naturali di queste obbligazioni sono i governi, questa innovazione potrebbe essere intrinsecamente facile da avviare.

Obbligazioni per l’istruzione universitaria (BEST): obbligazioni che, a fronte di un pagamenti anticipato, garantiscono flussi di cassa sincronizzati al programma di pagamento del college. Gli emittenti di questo tipo di obbligazione potrebbero essere i college e le università (che ovviamente hanno un rischio di credito più elevato di un governo).

Conclusioni

Pur non essendo un articolo rivoluzionario, Muralidhar cerca di sensibilizzare sugli effetti dannosi della scarsa alfabetizzazione finanziaria, in quanto molti individui non risparmiano abbastanza oppure commettono errori di scelta dello strumento finanziario adeguato. Tali inefficienze finiscono per pesare sulla collettività, in quanto i governi cercano di attenuare gli effetti della povertà e dei deficit pensionistici.Ne deriva un richiamo per gli operatori di mercato affinché si focalizzino nell’utilizzare un linguaggio più consono, intuitivo e pratico, cercando di proporre strumenti finanziari adeguati all’orizzonte temporale dei risparmiatori e strutturati in base alle reali esigenze degli stessi.


Articolo redatto da Giulio Marchesini con il supporto di Alberto Miazzi, CFA