Scrivo ancora per Tra le Righe per raccontare di un altro aspetto importante della mia vita professionale a New York: la gestione del personale o, usando una terminologia più cruda, delle “risorse umane”.

Essendo le persone alla base di tutto, inclusi l’economia e i mercati, credo che qualche riflessione e aneddoto che mi hanno colpito possano essere utili. Ritengo anche che evidenziare le diversità fra Stati Uniti ed Europa possa far scaturire riflessioni interessanti in quanto nessun sistema è perfetto ma scoprirne limiti e vantaggi sicuramente aiuta.

Il recruitment (assunzione del personale)

Il primo passo del processo di assunzione è la ricerca, la selezione e l’assunzione di chi diventerà un collega.

Tipicamente le assunzioni sono dovute quando l’azienda cresce oppure quando si tratta di sostituire qualcuno. A New York, quando qualcuno dà le dimissioni è buona regola che dia almeno un paio di settimane di preavviso (notice). La notice è magari più lunga per chi ha maggiori responsabilità, ma non l’ho mai vista superiore alle quattro settimane.

Per l’azienda la sostituzione e la formazione di un collega può costituire un’emergenza e un vero problema. Tale problema è accentuato nel caso di organizzazioni più piccole, specialmente se operano in un mercato con scarsa disponibilità di manodopera e se la loro riconoscibilità del brand è bassa.

Ad ogni modo, le prime vere differenze con gli USA si vedono quando si iniziano a ricevere i CV (resumé) tramite passaparola, annunci su internet (Indeed e Glassdoor) o tramite recruiters specializzati – non c’è mai: la data di nascita; informazioni sullo stato civile; la foto.

E’ forse comune che gli americani tendano a sopravvalutarsi e durante i colloqui ci si deve sforzare parecchio per capire le vere capacità di un candidato.

Durante il colloquio è comunque vietata qualsiasi domanda personale nonché in merito alla retribuzione del candidato. E’ normale però richiedere lettere di referenza e fare ricorso ai background check, delle banche dati che portano alla luce eventuali trascorsi criminali del candidato.

Il “contratto” di assunzione

Una volta scelto un candidato, in fase di assunzione si firma una lettera dove si esplicita la retribuzione, il titolo e il rapporto gerarchico del nuovo dipendente.

Generalmente si allega anche la job description in cui si elencano tutte le mansioni per cui il dipendente viene pagato: nel momento in cui sorgeranno diverse esigenze o mansioni, il lavoratore chiederà anche una revisione della propria compensazione.

Rispetto all’Italia, il mercato del lavoro statunitense è, a mio avviso, molto dinamico nell’aggiornare continuamente i livelli di retribuzione del personale per mantenerli adeguati al costo della vita e, forse ancora più importante, per fidelizzare le persone più rilevanti all’interno dell’organizzazione.

Non esiste un contratto di lavoro vero e proprio in quanto il rapporto azienda-dipendente viene regolato dinamicamente e su richiesta. Le ferie sono a discrezione delle parti, generalmente si inizia con due settimane annuali, aumentandole. La cessazione del rapporto di lavoro è molto libera e immediata. Paradossalmente, nessun lavoratore si sente vittima del sistema, probabilmente perché gli avvocati sono sempre pronti a intervenire.

Nel caso di licenziamento di un dipendente si è soliti lasciare un’indennità di una o due settimane di paga per ogni anno di anzianità, a meno che non ci sia una giusta causa e si voglia quindi “punire” il dipendente scorretto.

Le condizioni economiche dell’accordo di lavoro

Vista la dinamicità del mercato del lavoro americano, i dipendenti vengono pagati ogni due settimane o addirittura settimanalmente in alcuni settori. La paga non può mai ritardare perché moltissimi vivono al limite dello stipendio e le rate del mutuo, della carta di credito o dello student loan sono sempre puntuali.

Le aziende più strutturate offrono anche un “employee handbook” ovvero un elenco dettagliato dei diritti e dei doveri e delle regole comportamentali del dipendente e del datore di lavoro.

Oltre allo stipendio vi sono poi i c.d. “benefit” che possono essere più o meno accattivanti in base alla competitività dell’azienda. I benefit includono tipicamente: assicurazione sanitaria (obbligatoria sopra una certa soglia di dipendenti); assicurazione per i denti; assicurazione oculistica; fondo pensione.

Harassment

In un’America da sempre puritana, non posso non citare il tema delle molestie o “sexual harassment”, foriero di ipocrisie quasi paradossali. Almeno a New York, per l’azienda è obbligatorio organizzare una lezione annuale rivolta a tutti i dipendenti per sensibilizzare su questo tema. Nel caso dei maschi, si insegna a prestare attenzione ai propri comportamenti e battute affinché questi non siano mal interpretati. E’ inoltre sconsigliato avere colloqui o incontri con colleghi dell’altro sesso a porte chiuse o senza testimoni.

L’harassment può assumere varie forme, oltre a quello sessuale. Giustamente ogni abuso e ingiustizia di una persona su di un’altra va punito severamente: in caso contrario le ricadute sulla produttività dei dipendenti e sulla reputazione delle aziende possono essere costose.

Anche i datori di lavoro, su certi portali (il piu’ popolare e’ www.glassdoor.com), hanno i loro rating che possibili candidati vanno a consultare: come spesso accade su google o tripadvisor; poche esperienze negative possono avere un impatto maggiore di molte positive e quindi pregiudicare il successo di una ricerca di personale.

Si riporta un esempio di valutazione di azienda presso questi portali, consultabile da chi è potenzialmente interessato a candidarsi per un ruolo presso l’azienda stessa.


Articolo redatto da Enrico Zanon, Chief Corporate Officer, Treasurer e Board Member di Poltrone Frau (New York)